1913: i primi accolti

“Si deve tener presente che i ragazzi raggiungevano la Nave come dei naufraghi, dopo aver subito ogni sorta di peripezia e dopo aver fatto le più tristi esperienze. Quasi tutti si trovavano in condizioni anormali, turbati nel sistema nervoso e come spauriti dalla vita randagia e, molte volte, in istato di denutrizione pietosa. L'ambiente ordinato e sereno della Nave, il vitto sano, lo spettacolo del lavoro disciplinato, la urbanità dei modi agivano da soli, come la più efficace medicina ed io lasciavo che essa operasse senz'altre aggiunte, per un certo tempo, astenendomi, di proposito, dall'intervenire, per non intralciare e disturbare questo fattivo raccoglimento.”

Giulia Civita Franceschi, 1947

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